Pochi animali riescono a suscitare l’interesse e la simpatia di adulti e bambini come le stelle marine. Quello che forse non tutti sanno, però, è che queste creature insolite hanno un ruolo fondamentale per l’ecosistema marino e, per questo, non andrebbero disturbate né tantomeno prelevate dal loro habitat naturale.
Scopriamo qualcosa di più sulle stelle marine comprese curiosità e consigli per trattarle bene.
Cosa sono le stelle marine: caratteristiche e 5 curiosità che forse non conoscevi
Le stelle marine, o Asteroidei, sono invertebrati marini celebri per la loro forma stellata. A differenza di quanto si potrebbe pensare, non si tratta di pesci (anche se in inglese sono chiamate starfish!), ma appartengono a un gruppo diversificato che include anche i ricci di mare.
Il corpo delle stelle marine è caratterizzato da una simmetria pentaraggiata, ovvero cinque “braccia” distribuite simmetricamente attorno a un disco centrale immaginario. Questo, almeno, è il caso più comune, ma non è l’unico: alcune specie contano solo quattro braccia, mentre altre possono arrivare fino a cinquanta. Anche la dimensione può variare molto, passando da pochi centimetri fino a quasi un metro di diametro.
Spesso sono di un colore acceso come rosso, verde, azzurro, giallo o viola. Queste tonalità sgargianti non sono solo estetiche, ma fungono da avvertimento per i potenziali predatori, per segnalare la scarsa appetibilità o la presenza di tossine.
Di cosa si cibano? Prevalentemente di molluschi e altri piccoli invertebrati: le stelle marine sono dunque carnivore.
Affascinanti e insoliti, questi abitanti del mare nascondono molte particolarità poco note ai più.
1. Non amano la luce
Le stelle marine hanno un sistema nervoso semplice e non centralizzato, senza un cervello vero e proprio. Nonostante questa apparente semplicità, hanno la percezione del tatto, dell'olfatto e del gusto. La maggior parte delle specie è inoltre dotata di macchie fotosensibili alle estremità delle braccia, che consentono loro di percepire gli stimoli luminosi. Molte stelle marine non amano la luce e, per questo, si rifugiano tra gli scogli o in zone ombreggiate.
2. Sono attraversate da un complesso sistema idraulico
Ma se non hanno un cervello centralizzato, come fanno a muoversi e a vivere in generale? Il loro segreto è l’acqua. Grazie a una complessa rete di canali interconnessi, l’acqua fluisce nel corpo delle stelle marine e consente loro di spostarsi, aderire alle superfici, manipolare il cibo e respirare. Tutto questo anche grazie ai pedicelli, piccole strutture digitiformi dotate di ventose che ricoprono una delle due facce. Sfruttando la presenza dell’acqua, i pedicelli si contraggono: così le stelle marine riescono a strisciare e rimanere ancorate ai fondali.
3. Mangiano in modo strano
Anche l'apparato digerente delle stelle marine ha delle caratteristiche distintive. La bocca si trova al centro della faccia ventrale (orale), mentre l'ano è sulla faccia dorsale (aborale). Molte specie, per cibarsi, usano un metodo particolare: estroflettono una porzione dello stomaco attraverso la bocca e avvolgono la preda, avviando una digestione esterna. Dopo questa fase, succhiano le parti molli digerite e ritraggono lo stomaco.
In altri casi, ingoiano in un solo boccone la preda intera.
4. Si riproducono in tanti modi (e possono cambiare sesso)
Le stelle marine possono adottare diverse strategie riproduttive, per via sessuale o asessuale. Di solito, hanno sessi separati, maschi e femmine. Tuttavia, alcune specie possono essere ermafrodite simultanee: possono, cioè, produrre uova e sperma contemporaneamente; oppure sequenziali, che significa che cambiano sesso durante la loro vita. In questo modo riescono a riprodursi in autonomia, senza dover attendere un compagno.
La fecondazione è prevalentemente esterna, con spermatozoi e uova rilasciati nell'acqua, ma in alcune specie avviene per “clonazione”: il corpo della stella marina genitore si divide in due parti creando un individuo distinto.
5. Hanno una straordinaria capacità di rigenerazione
In molte specie, si verifica inoltre un altro fenomeno tanto curioso quanto essenziale per la sopravvivenza: la rigenerazione. Quando una parte del corpo viene danneggiata, ad esempio da un predatore, le stelle marine sono in grado di ricostruirla, un po’ come avviene per la coda delle lucertole che ricresce anche dopo essere stata staccata.
Così, limitano al minimo i danni, sacrificando solo un pezzo di sé.


Quante specie esistono e quali sono quelle velenose
Le specie di stelle marine sono tantissime e ad oggi se ne contano tra le 1600 e le 2000 varietà viventi. Sono diffuse in tutti gli oceani del mondo e si adattano a numerosi habitat differenti, dai fondali sabbiosi a quelli fangosi e rocciosi. Possono vivere a diverse profondità: dalle acque più basse vicine alle coste fino a quelle abissali di oltre 6.000 metri.
Alcune specie rilevanti
Tra le numerose specie di stelle marine, alcune si distinguono per il loro impatto ecologico, le loro dimensioni o le loro caratteristiche uniche:
- Acanthaster planci (nota anche come corona di spine): diffusa nell'Indo-Pacifico, deve il suo soprannome al fatto che il suo corpo è completamente ricoperto da grandi aculei veleniferi che le servono per difendersi dai predatori (o dagli esseri umani troppo invadenti, causando punture molto dolorose). Eppure, è essa stessa un predatore vorace ed è considerata una specie infestante: le sue esplosioni demografiche sono una causa primaria di degrado delle barriere coralline.
- Pycnopodia helianthoides (stella marina girasole): tra le specie più grandi, può raggiungere un metro di diametro e fino a quindici braccia. Tra il 2013 e il 2017, la sua popolazione globale è stata decimata da un'epidemia (Sea Star Wasting Disease - SSWD) che ha ucciso oltre il 90% degli individui, probabilmente amplificata dalle attività umane e dall’aumento della temperatura degli oceani.
- Asterias rubens (stella marina comune): la stella marina più comune (dall’Atlantico occidentale, al Mar Mediterraneo, alle coste della Gran Bretagna fino al Senegal) di colore arancione o brunastro, a volte violetto. Ha cinque braccia e una dimensione compresa tra i 10-30 cm, ma sono noti anche esemplari più grandi.
- Pisaster ochraceus: è una specie diffusa lungo la costa pacifica americana, di solito ha cinque braccia ed è di colore rossastro. È stata al centro di vari studi che hanno aiutato a comprendere il ruolo delle stelle marine per l’ecosistema marino in generale.
- Ctenodiscus crispatus: circa 10 cm di diametro, con braccia tozze e un disco largo e giallo, abbonda sui fondali fangosi delle coste settentrionali. Anch’essa è oggetto di studio in quanto sentinella dei cambiamenti climatici per la sua capacità di mutare e adattarsi alle variazioni di temperatura, salinità e pH oceanico. Come altre specie marine, tra cui la Posidonia oceanica, svolge anche un ruolo importante nella cattura del carbonio in acqua.




Un animale “chiave di volta”: le stelle marine simbolo di biodiversità (e fragilità) dell’ecosistema marino
Le stelle marine non sono solo organismi dalle caratteristiche biologiche originali, ma hanno anche un ruolo ecologico importantissimo, che influenza profondamente la struttura e la salute degli ambienti marini.
Fu proprio studiando le stelle marine che il biologo Robert T. Paine, negli anni Sessanta, coniò l’espressione “keystone species”, ovvero specie chiave di volta. Con questa definizione Paine identificò quelle specie animali o vegetali che, pur essendo poco numerose, svolgono una funzione chiave per tutto l’ecosistema, come il singolo mattone che consente all’arco di stare in piedi. Se una di queste specie dovesse scomparire, nessun’altra sarebbe in grado di prendere il suo posto, provocando così un cambiamento drastico o il collasso dell'ecosistema.
Essendo abili predatori, infatti, le stelle marine contribuiscono a controllare le popolazioni delle loro prede e, dunque, a mantenere la biodiversità. La loro dieta impedisce la proliferazione di determinate specie che potrebbero altrimenti monopolizzare le risorse e lo spazio a svantaggio di altri animali.
Infine, come già accennato, alcune stelle marine sono assimilabili ad altre specie terrestri - come le api, ad esempio - per la loro sensibilità ai cambiamenti climatici.
Ebbene, uno studio dell’Università di Trieste, sta coinvolgendo proprio le stelle marine della specie Ctenodiscus crispatus per la loro capacità di reagire rapidamente alle mutate condizioni del mare. Gli oceani infatti assorbono più del 90% del calore in eccesso sulla Terra e accumulano grandi quantità di anidride carbonica, a sua volta causa di alterazioni alla biodiversità marina. Analizzare le stelle marine - capaci peraltro di trattenere grandi quantità di anidride carbonica - significa comprenderne i meccanismi di difesa e avere una panoramica di come la fauna marina si stia comportando in relazione ai cambiamenti del proprio habitat.


Proteggere le stelle marine per tutelare il mare: cosa può fare ciascuno di noi
Conoscere il mare e i suoi equilibri è il primo passo per rispettarlo e proteggerlo. Lo sa bene anche Coop che, tra le varie iniziative legate alla salvaguardia del mare, ha istituito anche Noi Sea Explorer. Un progetto, ideato insieme all'European Institute of Innovation for Sustainability, di formazione, sensibilizzazione e osservazione diretta - con vere e proprie immersioni - delle praterie di posidonia e dei loro abitanti.
Nello specifico delle stelle marine e della loro tutela, il WWF consiglia di:
- guardarle senza toccarle. È possibile osservarle da vicino, ma bisogna evitare di prenderle in mano per non compromettere la loro capacità di respirare o provocare surriscaldamento e disidratazione;
- non farle mai uscire dall’acqua, poiché potrebbero morire;
- se si trovano vicino alla riva o in una zona trafficata dai bagnanti, è bene spostarle con un retino - non con le mani - e liberarle in un luogo più tranquillo e protetto;
- informare adulti e bambini curiosi sulla delicatezza di questi animali e su quanto sia importante tutelarli.
Cosa succede se una stella marina viene tolta dall’acqua?
A volte l’eccitazione di vedere una stella marina dal vivo è forte e si è tentati di prenderla in mano e mostrarla a tutti, magari tirandola fuori dall’acqua. In fondo, per qualche minuto, cosa può succedere? Purtroppo bastano pochi secondi fuori dall’acqua per provocare danni o persino la morte di una stella marina: i canali che attraversano il suo corpo potrebbero ostruirsi a contatto con l’aria, seccandola anche a distanza di giorni.
Ecco perché è fondamentale condividere il piacere della scoperta in modo rispettoso e, possibilmente, discreto per disturbare il meno possibile queste creature così preziose per l’ecosistema marino.