Mix di tradizione e nuove tendenze: non solo il pane di Terni a marchio Interpan.
Sciapo e dall’impasto semplice: è il pane di Terni. Si narra che l’assenza di sale abbia origini antiche e sia da far risalire al dazio imposto da Papa Paolo III, che nel 1540 fece raddoppiare il prezzo del sale, spingendo i fornai a eliminarlo come ingrediente dalla preparazione. L’abitudine di impastare in Umbria un pane sciocco tipico, d’altra parte, potrebbe anche essere dovuta a ragioni geografiche, come la lontananza della cittadina umbra dal mare.
Moltiplicazione dei pani
Lega il suo nome al pane fresco di Terni la cooperativa Ternipan, con sede ad Amelia, nel cuore della verde Umbria, che accanto a questo pane della tradizione umbra (ma amato anche a Roma) sta allargando lo sguardo verso tipi di “pane del futuro”, ispirati a nuovi gusti e tendenze. La società è nata nel 2018 dalla volontà degli ex dipendenti (prima di Gruppo Novelli poi di Alimentitaliani), che attraverso un workers buy out (cioè i lavoratori acquistano) e con il supporto degli strumenti finanziari del mondo cooperativo hanno rilevato il marchio storico del ramo “pane”.
Oggi Ternipan propone con il marchio Interpan pane e prodotti da forno sia freschi sia a lunga conservazione, convenzionali e biologici, in un mix di tradizione e innovazione.
«Il mercato richiede sempre di più prodotti ricchi di proteine, salutari, con pochi grassi – spiega Marco Serafini, presidente della cooperativa Ternipan –. Accanto al pane fresco tradizionale, proponiamo pane a lunga conservazione ai cereali con semi di lino e girasole, integrale con fiocchi d’orzo ecc. Fra le ultime proposte un pane altamente proteico con farina di ceci e un pane con grani antichi biologici e betaglucani d’avena che riduce il colesterolo».
La cooperativa si ispira alle tradizioni del territorio e al tempo stesso collabora con Università e Centri di ricerca per lo studio di soluzioni sempre innovative pensate per i consumatori più attenti a salute e benessere. Lo stabilimento dispone di un forno a legna industriale. «I nostri sono grandissimi numeri, ma alcuni aspetti della lavorazione restano ancora manuali – afferma Serafini –. E per quanto riguarda le materie prime cerchiamo di comprarle da molini a pochi chilometri da noi, per una filiera più corta possibile».