Al via la collaborazione con la Fondazione Giulia Cecchettin per portare l’educazione alle relazioni nelle scuole come materia obbligatoria. E Coop sostiene anche la raccolta di firme per la proposta di legge sul diritto al benessere psicologico.
Sono trascorsi quasi due anni da quando Giulia Cecchettin venne uccisa dall’ex fidanzato, il “bravo ragazzo” Filippo Turetta. Un delitto che ha sconvolto la sua famiglia e l’Italia intera, uno spartiacque che ha sollevato l’indignazione ma anche una profonda riflessione sul femminicidio in Italia. A fare della vicenda di Giulia un simbolo è stata anche la reazione composta, lucida, coraggiosa e pubblica di suo padre Gino e dei suoi fratelli. Una famiglia che, straziata, ha rifiutato di additare l’assassino come “mostro” e “malato di mente”, cavalcando la gogna che di solito tratta i singoli responsabili delle violenze come un corpo estraneo in un mondo sano, e così assolve la presunta normalità di tutti gli altri. Presunta, perché la cultura della disparità tra uomini e donne e quindi della discriminazione, del sopruso che arriva fino alla violenza, resta diffusa, ed è il brodo di coltura del possesso, dello stalking, dello stupro, dei femminicidi. Solo nel 2024 sono state 97 le donne uccise da partner e familiari, 1 ogni 3,7 giorni
Materia di studio
Per cambiare occorre un’assunzione di responsabilità da parte di tutti. Cominciando col portare nella scuola italiana una nuova materia di studio obbligatoria, l’educazione alle relazioni, che aiuti i più giovani a capire i rapporti d’amore, quelli con gli altri e la sessualità, prevenendo le degenerazioni nei rapporti interpersonali e di coppia. Con questo obiettivo Coop ha lanciato a marzo la campagna Dire, fare, amare – nuova tappa del progetto contro le discriminazioni Close the gap – che ora si arricchisce di un’importante collaborazione: Coop e la Fondazione Giulia Cecchettin hanno siglato un accordo che unisce gli sforzi per promuovere l’educazione alle relazioni, contrastare ogni forma di violenza e sostenere la parità di genere.
La Fondazione non ha scopo di lucro ed è nata, nel novembre del 2024, dalla volontà del padre Gino, della sorella Elena e del fratello Davide di onorare la memoria della studentessa uccisa, trasformando il dolore in un’opportunità per la società. La collaborazione con Coop mira a condividere un percorso di informazione e sensibilizzazione, avviando insieme anche azioni concrete. A buon diritto Nel segno della concretezza è anche la scelta, da parte di Coop, di sostenere la raccolta delle firme necessarie a presentare la proposta di legge di iniziativa popolare per la promozione del benessere psicologico come diritto.
La legge vuol superare il bonus psicologo, uno strumento che ha riscosso grande interesse, ma che è insufficiente: l’anno scorso ha coperto meno del 2% delle oltre 400mila domande pervenute, a fronte di fondi per circa 9 milioni di euro stanziati dal Governo. La legge per l’istituzione di un servizio pubblico nazionale di psicologia vuol portare, invece, l’assistenza psicologica come diritto in diversi luoghi di vita e di lavoro, comprese le scuole, durante l’orario scolastico, per intercettare il disagio collettivo e personale dei più giovani, intervenire su bullismo, disturbi alimentari, ritiro sociale, ansia da prestazione, abbandono scolastico.
La proposta prevede un intervento specifico e trasversale sull’educazione affettiva e sessuale, riconoscendola come diritto fondamentale, come responsabilità sociale condivisa e come compito educativo permanente. La presenza dello psicologo sarebbe obbligatoria in diversi contesti, inserendo l’educazione affettiva e sessuale in percorsi psicologici che seguono la persona dalla prima infanzia all’educazione di ogni ordine e grado, fino al mondo del lavoro e oltre.
In aperta campagna
Con l’obiettivo di raggiungere almeno 50mila adesioni entro il 10 dicembre, i promotori della legge stanno attivando in questo mese la raccolta di firme in 78 capoluoghi di provincia e da ottobre Coop offrirà il proprio supporto con iniziative nei punti vendita, facendo dei negozi il fulcro di una campagna rivolta a tutti i consumatori. «Non è la prima volta che Coop si impegna su proposte di legge e iniziative di sensibilizzazione che esprimono i suoi valori: siamo anche una realtà sociale, un’associazione di persone che unisce 6,4 milioni di soci e vuole agire per migliorare la vita delle comunità», sottolinea la presidente di Coop Italia, Maura Latini, che cita come esempi la campagna per la riduzione dei pesticidi, la raccolta di firme per portare i farmaci da banco anche nei Supermercati e, nell’ambito di Close the gap, per il congedo di paternità, per le donne iraniane e per abbassare l’Iva sugli assorbenti. «Il femminicidio – continua –, la violenza sulle donne, il disagio giovanile sono un’emergenza ormai da anni. Questi temi sono già nei percorsi educativi di Coop per le scuole, nelle attività rivolte ai fornitori e ai dipendenti e nella certificazione per la parità di genere ottenuta da Coop. È arrivato il momento di fare un passo in più: invitiamo soci e clienti a unirsi a noi, alla Fondazione Giulia Cecchettin e ai promotori della legge per dare, tutti insieme, una spinta decisiva affinché l’educazione affettiva entri nelle scuole». Si tratta di far emergere e portare fino in Parlamento la volontà della maggioranza della popolazione: secondo l’indagine La Scuola degli affetti. Indagine sull’educazione alle relazioni, realizzata a marzo dall’Ufficio Studi di Ancc-Coop con la collaborazione di Nomisma, il 70% degli italiani è favorevole a far entrare l’educazione alle relazioni in modo organico nelle aule, 9 italiani su 10 ritengono che l’insegnamento scolastico possa contribuire alla prevenzione di fenomeni di odio, emarginazione e violenza di genere, e 1 genitore su 2 auspica che il percorso di studio su questa materia possa iniziare già dalla scuola elementare.
Consenso informato
La strada intrapresa dal Governo.
Portare i sentimenti sui banchi di scuola fin dalle primarie non sarà facile, dal momento che il Governo sta andando in ben altra direzione: in base al disegno di legge del Ministro Valditara, approvato in Consiglio dei Ministri e ora avviato all’iter parlamentare, la materia farebbe parte dell’educazione civica, per la sola scuola secondaria, ammessa solo con il consenso preventivo dei genitori a far partecipare gli studenti ai corsi eventualmente organizzati dalle scuole, informando prima le famiglie sui contenuti e sulle competenze dei docenti prescelti. Mentre l’educazione alle relazioni, insegnata da psicologi ed esperti, è una materia che fa già parte del normale percorso di studi in molti paesi europei.




Educazione sentimentale Gino Cecchettin racconta il suo impegno e le ragioni dell’accordo con Coop.
Il padre di Giulia incontra gli studenti delle scuole in tutta Italia per portare un messaggio di altruismo, amore, impegno contro la violenza sulle donne. Come padre, ha trovato proprio nella capacità di esprimere i sentimenti e impegnarsi per il futuro la salvezza dal dolore. E oggi presiede la Fondazione che porta il nome di sua figlia. Nel suo libro Cara Giulia scrive che occorre fare più rumore possibile sulla violenza di genere, parlare con gli altri genitori e alla generazione dei figli.
L’accordo tra la Fondazione Giulia Cecchettin e Coop va in questa direzione?
«Sì, ma rumore non significa frastuono: si tratta di non aver paura di parlare di certi problemi e di cercare di veicolare possibili soluzioni attraverso molti canali, anche parlando con le aziende, come nel caso di Coop. Sono ancora troppi i pregiudizi che minano la vita e i rapporti tra uomini e donne, e quello che stiamo cercando di fare è far riflettere le persone. Sono rimasto piacevolmente colpito dalla sensibilità sociale di Coop, un’azienda che si è impegnata molto e ha un occhio di riguardo sui temi della violenza di genere, l’ho constatato anche negli incontri che hanno portato alla stesura del protocollo. Fra l’altro, è un’azienda molto grande e diffusa sul territorio e questo è un elemento importante, perché proprio le interazioni sul territorio possono veicolare meglio questo messaggio».
Che ruolo può avere la scuola per cambiare la cultura che genera la violenza?
«Quello che è accaduto mi ha fatto capire che Filippo, in un determinato periodo della sua vita, non è riuscito a gestire le emozioni. Quando abbiamo avviato la Fondazione, insieme a un comitato scientifico di esperti di violenza di genere e di educazione alle relazioni, è emerso che sono i costrutti sociali nei quali siamo inseriti che non permettono di gestire le emozioni. Quindi, occorre cercare di far capire qual è il modo giusto di farlo in tutte le maniere e i luoghi possibili, compresi quelli preposti all’educazione: le scuole. Occorre partire dalla formazione degli insegnanti, ma poi bisognerà arrivare anche ai ragazzi e alle famiglie, che sono fondamentali soprattutto fino all’età prescolare».
Coop sostiene l’obbligatorietà dell’educazione alle relazioni nelle scuole e anche la proposta di legge per l’istituzione di una rete psicologica nazionale: sono iniziative che lei condivide?
«Sì, assolutamente. Occorre ricevere supporto psicologico quando occorre, e nella vita può sempre accadere. Una serie di problemi sociali è in aumento, come pure l’isolamento indotto dai social media, sia tra i ragazzi che tra gli adulti. Avere la possibilità di usufruire di un professionista sarebbe sicuramente d’aiuto per tutti e darebbe ai ragazzi la possibilità di fare quel passo in più che oggi, da soli, non riescono a fare».


(Ufficio stampa Ancc-Coop) - Roma 2 settembre 2025
Insieme per avviare azioni concrete nel segno della prevenzione e del contrasto alla violenza di genere. Coop e Fondazione Giulia Cecchettin presentano i progetti di formazione e di sensibilizzazione che coinvolgeranno dipendenti di Coop, soci e semplici consumatori.
Per Coop un ulteriore passo nell’ambito della Campagna “Dire, Fare, Amare” sull’educazione alle relazioni sostenendo anche la proposta di legge di iniziativa popolare “Diritto a stare bene” per l’istituzione di un servizio pubblico di psicologia che arrivi anche nelle scuole.
Insieme per avviare azioni concrete nel segno della prevenzione e del contrasto alla violenza di genere. È su questa affermazione che si basa il Protocollo d’Intesa siglato fra Coop e la Fondazione Giulia Cecchettin e che viene ufficializzato a Roma nei primi giorni di settembre 2025. In programma una serie di attività per affermare la cultura del rispetto, promuovere l’educazione agli affetti, affrontare e superare le criticità nelle relazioni di genere e valorizzare relazioni paritarie. Una collaborazione fra due realtà diverse, ma che hanno una identica finalità. Per Coop l’accordo entra a pieno titolo nella campagna sull’educazione alle relazioni “Dire fare amare” lanciata lo scorso marzo con una indagine svolta in collaborazione con Nomisma sul percepito dagli italiani sul tema e sulla necessità dell’obbligatorietà di questa educazione nella scuola su cui il 70% del campione intervistato si è espresso favorevolmente*. Per la Fondazione Giulia Cecchettin un’occasione per allargare lo spettro delle sue collaborazioni già in essere avvicinandosi al mondo dell’impresa seppur particolare come è un’impresa cooperativa. Su tutto spicca la parola “prevenzione”, ovvero agire preventivamente costruendo progetti formativi, alimentando consapevolezza e sensibilità a ampio raggio. Ad essere coinvolti nell’operazione in prima istanza i dipendenti di Coop e a seguire i soci e i semplici consumatori nei propri punti vendita. I numeri sono significativi; Coop è una rete di 72 imprese cooperative indipendenti che complessivamente impiegano quasi 58.000 dipendenti e associano 6,2 milioni di soci consumatori. Gli oltre 2200 punti vendita di Coop sul territorio nazionale sono frequentati in media da 9 milioni di persone ogni settimana.
Il progetto pilota di formazione, in avvio il 30 settembre ha come piazza Padova, la città dove Giulia studiava, e la provincia e coinvolge circa 150 dipendenti che lavorano in 5 negozi dell’area padovana; la prima a impegnarsi è Coop Alleanza 3.0 che insieme a Coop Reno copre con la propria rete quel territorio. Si parte da una indagine preliminare che ha lo scopo di chiamare i partecipanti ad una riflessione individuale sondando le loro conoscenze e percezioni sulla violenza di genere. Seguiranno cinque moduli formativi in cui i formatori di Fondazione Giulia Cecchettin stimoleranno i partecipanti e dialogheranno con loro per diffondere una prima consapevolezza sul tema della violenza di genere, promuovere una cultura inclusiva, monitorare e segnalare eventuali criticità e imparare a riconoscere comportamenti inappropriati fino alle vere e proprie molestie. Un percorso rivolto alla persona più che al dipendente che si articola in vari step di avanzamento progressivo. Una sorta di test che servirà a costruire un modello replicabile e adattabile ad altre realtà cooperative fino a diventare un modello nazionale a disposizione di tutte le altre Cooperative ma, grazie a Fondazione Giulia Cecchettin, anche a disposizione di altre realtà nei territori. Infatti, da qui prende vita anche la costruzione di un “Manifesto contro la violenza di genere” frutto di un gruppo di lavoro partecipato del quale fa parte anche Coop e che sarà poi condiviso con qualsiasi altro ente, organismo, impresa voglia impegnarsi a tal proposito.
Ma il Protocollo contempla anche iniziative di sensibilizzazione rivolte a soci e consumatori e il mese di novembre 2025 sarà dedicato a una campagna di comunicazione ad hoc per sostenere i progetti e le attività della Fondazione con la diffusione nelle cooperative di quasi 90.000 borse di tela che riportano un disegno di Giulia concesso dalla Fondazione e di cui parte del ricavato andrà a loro favore per sostenere ulteriori nuove attività.
L’iniziativa di Coop a fianco del Comitato Promotore della campagna “Diritto a Stare Bene” per l’istituzione del servizio pubblico nazionale di psicologia
La presentazione del Protocollo d’intesa è stata anche l’occasione colta da Coop per annunciare il sostegno alla raccolta di firme necessarie a presentare la Proposta di Legge di Iniziativa Popolare per l’istituzione del servizio pubblico nazionale di psicologia (entro il 10 dicembre, obiettivo minimo 50.000 adesioni). La campagna di sostegno “Diritto a stare bene” arriverà nei punti vendita Coop a ottobre e vedrà i soci Coop a fianco dei volontari del Comitato Promotore per raccogliere firme partendo dal presupposto che l’assistenza psicologica è un diritto. In particolare, la collaborazione nasce perché la proposta di legge contempla la necessità dell’educazione alle relazioni nelle scuole obbligatoria e permanente garantita appunto dalla presenza dello psicologo. Una presenza che peraltro risulta particolarmente gradita da un genitore su due interpellato nella survey dello scorso febbraio “La scuola degli affetti” che immagina il percorso dell’educazione alle relazioni già dalla scuola elementare e affidato appunto a figure professionali le cui capacità e conoscenze sono riconosciute. E se volessimo avere la cartina tornasole tra coloro, seppur una minoranza, che non vogliono l’educazione alle relazioni come materia scolastica obbligatoria il motivo principale evidenziato nella stessa survey per il 49% è proprio il timore che possa essere trattata con superficialità. Tra i banchi, insomma, molte competenze richieste. Una fotografia della realtà che appare lontana dalle ultime disposizioni in materia promosse dal Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara che non apre sul principio dell’obbligatorietà di questa materia (l’Italia è uno dei pochi Paesi europei a non averla) e introduce il vincolo dell’approvazione delle famiglie per quelle iniziative di formazione su questa materia peraltro a carattere puramente extracurricolare e dunque lasciate alla libera offerta dei singoli istituti scolastici.

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Le dichiarazioni
“Siamo orgogliosi di presentare oggi l’accordo siglato con Fondazione Cecchettin che consideriamo un alleato importante nella nostra campagna “Dire, fare, amare”, parte del progetto “Close the Gap” volto all’inclusione di genere -spiega Maura Latini, Presidente Coop Italia- Ci siamo adoperati per costruire assieme un percorso concreto di attività che coinvolga vari interlocutori in un’operazione complessa ma necessaria di sensibilizzazione che includa il mondo del lavoro e dunque la platea dei nostri dipendenti ma aprendoci anche grazie alla rete dei nostri punti vendita alla società civile. Diffondere una cultura contro la violenza di genere e agire in forma preventiva è fondamentale. Il dato agghiacciante del 2024 segnala 97 donne uccise da partner e familiari, una ogni 3,7 giorni. Non deve stupire nessuno che Coop si impegni in tal senso a fianco della Fondazione e che assieme al Comitato Promotore sostenga la Proposta di Legge di Iniziativa Popolare “Diritto a stare bene” perché Coop è da sempre un soggetto collettivo in grado di coniugare logiche economiche e responsabilità sociale, in questo caso insieme a enti e soggetti collettivi che operano nei territori”
“La collaborazione con Coop per noi rappresenta un passo importante - afferma Gino Cecchettin. Presidente di Fondazione Giulia Cecchettin - significa portare la voce e l’impegno della Fondazione nei luoghi di vita quotidiana, frequentati da migliaia di persone. Prevenzione e sensibilizzazione non possono restare parole astratte: devono tradursi in esperienze concrete e in gesti simbolici che lascino un segno. Con questo spirito avviamo la formazione per i dipendenti e condividiamo con soci e consumatori la campagna delle borse di tela con il disegno di Giulia. Solo attraverso alleanze ampie e trasversali possiamo costruire una società più consapevole, capace di riconoscere i segnali della violenza e di promuovere relazioni basate sul rispetto reciproco.”
* “La Scuola degli affetti. Indagine sull’educazione alle relazioni” una survey svolta dall’Ufficio Studi Coop con la collaborazione di Nomisma su un campione rappresentativo della popolazione italiana (2000 persone tra i 18 e i 64 anni). A guidare i lavori un Comitato Scientifico formato da Linda Laura Sabbadini, ex dirigente del Dipartimento per le Statistiche Sociali dell’Istat e oggi editorialista, Elisabetta Camussi, docente di Psicologia Sociale presso l’Università Milano Bicocca e Presidente della Fondazione Ossicini, Enrico Galiano scrittore, insegnante e comunicatore sociale noto per il suo impegno nella diffusione di una didattica alternativa.
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